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Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise

Pescasseroli (AQ)

Il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise è un parco nazionale compreso per la maggior parte in provincia dell'Aquila in Abruzzo e per il rimanente in quella di Frosinone nel Lazio ed in quella di Isernia nel Molise. Fu inaugurato a Pescasseroli il 9 settembre 1922, mentre l'ente omonimo era stato già costituito il 25 novembre 1921 con direttorio provvisorio. La sede e la direzione del parco sono a Pescasseroli. E' il più antico parco d'Italia noto a livello internazionale per il ruolo avuto nella conservazione di alcune tra le specie faunistiche italiane più importanti, quali il lupo, il camoscio d'Abruzzo e l'orso bruno marsicano, nonché per le prime e numerose iniziative per la modernizzazione e la diffusione localizzata dell'ambientalismo. È ricoperto da boschi di faggio per circa due terzi della sua superficie. Si estende prevalentemente in territorio montano e pastorale, dove non è praticabile la coltura della vite e dell'olivo, sconfinando nel piano delle colture nelle valli del Giovenco e in Val di Comino. Il parco è raggiungibile dall'alta Marsica (uscita di Pescina dell'A25) e dall'Alto Sangro attraverso la Strada statale 83 Marsicana che lo attraversa da nord a sud-est toccando centri turistici come Pescasseroli, Opi, Villetta Barrea, Civitella Alfedena, Barrea e Alfedena. Accessi secondari provengono da Cocullo (A25) attraverso la Strada statale 479 Sannite passando per la Valle del Sagittario e Scanno-Passo Godi, e dal territorio laziale attraverso il valico di Forca d'Acero e l'omonima Strada Statale 509.

La storia
Il forte isolamento in cui il territorio dell'Alto Sangro giaceva da secoli aveva permesso la conservazione di una rilevante quantità di specie animali e vegetali degni di conservazione; non tutto era stato trasformato in pascolo. Alle timide iniziative locali di istituire una riserva di caccia sul modello di quelle del Piemonte venne incontro la famiglia Sipari, ricchi proprietari di Pescasseroli e di Alvito imparentati col filosofo Benedetto Croce. Si adoperarono per la realizzazione nel territorio dei comuni di Opi, Pescasseroli, Villavallelonga, Collelongo, Lecce nei Marsi, Gioia dei Marsi, Balsorano e Castellafiume della Riserva reale dell'Alta Val di Sangro, istituita nel 1872 da Vittorio Emanuele II. Tale forma di tutela proseguirà sino al 1878, data nella quale verrà abolita. Nuovamente istituita nel 1900, resterà in vigore sino a tutto il 1912; contemporaneamente Erminio Sipari iniziò a dar voce alla prima iniziativa in Italia di istituzione di un Parco Nazionale sul modello dello Yellowstone statunitense. Insieme ad Erminio Sipari, i primi a proporre la realizzazione di un Parco Nazionale in Italia furono il botanico Pietro Romualdo Pirotta, lo zoologo Alessandro Ghigi, lo scrittore Luigi Parpagliolo e l'associazione naturalistica federata «Pro Montibus et Sylvis». Gli studiosi e gli ambientalisti della Pro Montibus notavano la concentrazione di specie appenniniche e la varietà di habitat di interesse nazionale nella Marsica: avanzarono il primo piano di tutela ambientale nel 1914, nel quale era previsto un grande parco, esteso dall'alveo del Fucino e la Conca Peligna a Castel di Sangro, dal fiume Liri e Valle di Comino alle pendici della Majella. I costi eccessivi della realizzazione e del mantenimento fecero fallire l'iniziativa, alla quale però seguì un secondo più intenso coinvolgimento di associazioni e intellettuali nel progetto istitutivo. Il 25 novembre del 1921, un anno prima dell'istituzione del Parco Nazionale del Gran Paradiso, Erminio Sipari e la Federazione Pro Montibus avviarono la gestione protetta di un piccolo fazzoletto di terra (circa 100 ettari), nelle località Val Fondillo e Camosciara, presa in affitto dal comune di Opi. Nel 1923 l'Amministrazione del Parco è ufficialmente istituita, i confini si estendono anche ad altri comuni che solo in un secondo momento concessero il loro territorio alla protezione dell'Ente Autonomo costituendo così le vere fondamenta del parco attuale; ricadono nei primi confini parte del territorio di Civitella Alfedena e Villetta Barrea (Monte Petroso e Camosciara), Opi (Val Fondillo, Valle Fredda), Pescasseroli (Forca d'Acero, La Difesa), Villavallelonga e Collelongo (Valli d'Angro), Lecce nei Marsi e Gioia dei Marsi (Cicerana, Passo del Diavolo), Campoli Appennino e Alvito (Capo d'Acqua, Val Lattara), Settefrati, Bisegna (Terratta). nel 1925-26 espansione ai Monti della Meta tra Alfedena (AQ) e in provincia di Frosinone (Picinisco, San Biagio Saracinisco, Vallerotonda) ed in parte del territorio di Pizzone e della valle del Sangro. Nello stesso anno la commissione amministratrice del parco destinò al taglio boschivo parte della Val Fondillo, provvedimento contrastato da Romualdo Pirotta, uno dei fondatori del parco, e che a seguito di ciò, si dimise dal corpo direttivo. Nel 1926 è istituito il museo e lo zoo del parco a Pescasseroli, i primi rifugi e la sentieristica organizzata. Fra i primi obbiettivi politici del parco si nota la tendenza a favorire presenze turistiche e soggiorni sportivi per convertire l'economia montana pastorale in un sistema compatibile con la tutela dell'ambiente. Nel 1933 il regime fascista sopprime l'Ente Autonomo, probabilmente per i suoi legami con l'associazionismo cattolico (Giovani Esploratori) e per rafforzare la presenza nei parchi italiani della Milizia Forestale, che ottenne la gestione anche del Parco Nazionale del Gran Paradiso e dei nuovi parchi del Circeo e dello Stelvio. Nel 1951 il governo democristiano dell'epoca firmò la ricostruzione dell'Ente autonomo. La nuova direzione recuperava gli obiettivi del vecchio Ente, e oltre alle numerose assunzioni di personale di sorveglianza, alla promozione di ricerche scientifiche ed inoltre all'estensione dei divieti di caccia, si promosse la costruzione delle prime moderne infrastrutture per la ricezione del turismo, mobilitandosi senza successo nella realizzazione di strade e alberghi in zone di grande pregio con uno spirito oggi più che mai biasimato. Sulla politica edilizia si innestarono poi, verso la fine degli anni cinquanta, le grandi speculazioni alberghiere e gli interventi per la realizzazione di impianti di risalita e di piste da sci in molti comuni del parco: L'amministrazione di Francesco Saltarelli, iniziata nel 1952, che tentava di opporsi all'ondata d'abusivismo, venne liquidata; furono così gli anni della grande espansione urbanistica di Pescasseroli e dell'aggressione indiscriminata del cemento, secondo un disegno speculativo che voleva la realizzazione di un grande comprensorio turistico-alberghiero da Roccaraso ai comuni della Val di Comino. Un lungo periodo di commissariamento e di difficili battaglie per la tutela (nel 1967 il parco ottiene il diploma europeo per la conservazione della natura) terminò nel 1969 quando Franco Tassi divenne il nuovo direttore. Nel 1969 Franco Tassi viene nominato direttore del Parco Nazionale d'Abruzzo. L'amministrazione inizia il suo mandato mostrandosi subito decisamente contraria all'ondata di lottizzazioni che si ripresentava continuamente nei comuni più importanti. Nel 1970 è istituita la Zona di Protezione Esterna, che ricalca in buona parte i confini del primo grande parco proposto dal Sipari e dalla Pro Montibus et Sylvis. Nel 1976 il terzo grande ampliamento del Parco al massiccio del Monte Marsicano, scongiura la realizzazione di un grande sistema di piste da sci tra Pescasseroli e Bisegna sul modello della vicina Roccaraso. Sono gli anni del grande successo del parco, il ripensamento dei precedenti disegni di sviluppo si concretizza nell'accoglienza selettiva del turismo ecologista e ambientalista, in contrasto con gli afflussi di massa. Per la prima volta in Italia fu lanciato quel nuovo modello economico ambientale che trova il suo riferimento nello sviluppo economico di Civitella Alfedena. Il 10 gennaio 1990 con il decreto del presidente della Repubblica Cossiga i comuni di Pizzone, Castel San Vincenzo, Rocchetta a Volturno, Filignano e Scapoli cedono parte della loro territorio ai vincoli della riserva per un totale di 4000 ha: nasce il «settore Mainarde», con il quarto grande ampliamento. L'entusiasmo per una serie di grandi successi aumenta la popolarità nazionale ed internazionale della riserva, fino a diventare un riferimento per l'ambientalismo italiano e il focolaio attorno al quale sorgono i nuovi grandi progetti protezionistici che interessano non solo l'Abruzzo e le regioni vicine, ma tramite il WWF tutto il territorio nazionale. Tra il 1990 e il 1999 il parco collabora all'istituzione del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e del Parco Nazionale della Majella, nonché alla realizzazione di un capillare sistema di riserve regionali minori che fanno dell'Abruzzo la regione italiana la più alta percentuale di territorio protetto. Attorno all'amministrazione e al personale del parco si riuniscono una serie di associazioni ambientaliste e in Abruzzo vengono iniziate le prime importanti ricerche scientifiche in grado di mettere in luce l'importanza del sistema ecologico abruzzese e della sua protezione, modello per quanto avviene più recentemente nelle altre regioni italiane. Al 1999 risale l'ultimo grande ampliamento del parco, 4.200 ettari nei comuni di Ortona dei Marsi e Bisegna nella valle del Giovenco. I grandi risultati ottenuti però non tengono conto dell'amministrazione economica. La crescita esponenziale del sistema organizzativo e il coinvolgimento di elementi estranei alla tradizione ambientalista e alla gestione finanziaria, come vincoli burocratici nazionali e regionali o il crescente interesse dei politici locali a partecipare alle decisioni amministrative dell'Ente Parco, condizionarono fortemente l'operato del personale della riserva. Questa tendenza prosegue fino al 2002, quando una serie di vicende politiche e giudiziarie hanno messo fine alla così detta «era Tassi», vicende che non sono state ancora del tutto chiarite. L'ex-direttore, oggi dimostratosi innocente, è stato inizialmente denunciato e quindi dismesso dalla sua carica dal comitato direttivo del Parco perché coinvolto in un contenzioso legale col comitato stesso che lo accusava di ordinare intercettazioni abusive durante le riunioni. Il grande debito contratto durante la sua amministrazione e un presunto falso in bilancio portarono alla sua definitiva liquidazione da parte del presidente dell'Ente Parco Fulco Pratesi (in quegli anni presidente del WWF Italia), proprio allorché l'orientamento delle politiche ambientali nazionali e regionali stava cambiando. L'originario disegno che prevedeva il coordinamento delle riserve protette istituende che ruotavano attorno alla promozione del parco nazionale fu dimenticato. Non si tenne conto dell'impiego di risorse economiche e umane del Parco d'Abruzzo che portò alla concretizzazione del progetto e, piuttosto che intervenire in collaborazione con la riserva ormai indebitata, venne finanziata una sequenza di parchi speculari autonomi, per anni amministrativamente frammentati ed economicamente dispersivi. A ciò si aggiunse la sfiducia delle popolazioni coinvolte e degli ambientalisti di fronte alle polemiche che sorsero in quegli anni. Un periodo di incertezza è seguito alla caduta di Tassi, fino alla mozione di sfiducia della Comunità del Parco (istituita nel 1991 con la legge n. 394 sulle aree protette) verso Fulco Pratesi licenziato nel 2005 dalla carica di presidente dell'Ente Parco dal Ministero dell'Ambiente. Dal 2002 al 2008 Aldo Di Benedetto, già vicepresidente dell'associazione Pro Natura, è stato il direttore facente funzioni e dall'8 agosto 2007, data in cui il ministro dell'Ambiente ha firmato il decreto di ricostituzione del consiglio direttivo, Giuseppe Rossi è stato nominato nuovo presidente del Parco, ponendo termine ad un lungo commissariamento dell'ente. Dal 22 gennaio 2008 al febbraio 2011 il direttore generale del Parco è stato Vittorio Ducoli, già direttore del Parco dell'Adamello, sostituito prima come facente funzioni, poi dall'8 novembre successivo da Dario Febbo, già direttore del Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga. La politica è orientata prevalentemente verso il risanamento finanziario e al recupero del rapporto con le comunità locali e con le istituzioni politiche (celebre l'appello di Di Benedetto per sollecitare l'interesse politico verso la riserva all'ex-governatore della Banca d'Italia -quando era ancora in carica- Antonio Fazio, nato ad Alvito comune del Parco d'Abruzzo). Si fronteggiano ancora le nuove forme di speculazione e aggressione edilizia, e nonostante tutto si opera per ricostruire una florida produzione scientifica ecologista e per la sistemazione del personale.

Geologia e Geomorfologia
La storia geologica del territorio ricadente nel parco è la stessa di tutto l'Appennino centrale. Le giogaie dei monti sono grossi sistemi calcarei generatisi tra il Giurassico inferiore ed il Cretaceo a seguito dell'emersione nel Paleocene dei grossi giacimenti lagunari della piattaforma carbonatica (estesa ipoteticamente a est di Pescasseroli) e della scogliera corallina (zona del Monte Marsicano e Montagna Grande di Scanno). A seguito dell'emersione nel Miocene la laguna ed il mare aperto sono sostituite dai bassifondi che con la definitiva orogenesi del Quaternario formeranno gli strati di argilla ed arenaria che oggi si alternano alle montagne calcaree e ai depositi continentali. Dove emergono gli strati argillosi passa anche la grossa faglia di sovrascorrimento, debolmente attiva: da Pizzone si dirama verso Alfedena e Barrea per poi proseguire diretta verso Villetta Barrea e Scanno lungo la valle del torrente Profluo. Faglie dirette minori sono presenti attorno a Pescasseroli e sui monti di Pescosolido e Campoli Appennino. La mobilità tettonica della zona è causa dei più recenti sismi, fra cui si ricorda il Terremoto di Avezzano. Le cime più alte presentano tracce evidenti dell'ultima glaciazione del Quaternario con circhi e rispettive tracce di morene ancora superstiti. I più evidenti sono quelli dei Monti della Meta, Serra delle Gravare, del Monte Petroso e del Monte Palombo con la morena al Coppo della Polinella. Le catene Montuose del Parco d'Abruzzo, appartenenti al gruppo dei Monti Marsicani, sono una delle dorsali fondamentali dell'Appennino abruzzese. Un territorio così spiccatamente calcareo sente fortemente dell'azione del modellamento idrico. Vasti campi di doline si distribuiscono sulla Serra Traversa di San Donato Val di Comino, sui monti di Settefrati e Pescasseroli. Disseminate per il territorio inoltre numerose grotte di piccole e medie dimensioni, nonché abbondanza di sorgenti carsiche. Se infatti le sorgenti in quota sono limitate e a portata piuttosto discreta, alle falde dei principali complessi montuosi attorno ai 1100–1000 m circa s.l.m. sgorgano abbondanti le acque delle sorgenti Tornareccia e Grotta delle Fate nel comune di Opi, Aia Santilli, Iannanghera e Sorgente delle Donne di Civitella Alfedena, Rio Torto di Alfedena e Canneto a Settefrati (sorgente del Melfa), e la polla cristallina lungo il fiume Sangro di Fonte della Regina a Villetta Barrea con la portata media di 2000 litri d'acqua al secondo. Tra i fiumi abbiamo ricordato già il Sangro, che nasce presso il passo del Diavolo e scorre nel cuore del parco fino ad uscire dai suoi confini ad Alfedena occupando la valle principale in cui si sviluppa la riserva. Riceve la maggiore quantità di acque dai torrenti Scerto e Fondillo, la vera e propria linfa vitale del fiume. A Barrea una diga genera con le sue acque il lago di Barrea. Il settore laziale del parco ricade nello spartiacque del Liri ed entro i margini della riserva ricadono i fiumi Melfa a Settefrati e Mollarino che sorge presso San Biagio Saracinisco. Il Giovenco, la cui valle oggi è quasi completamente inserita nel parco, è uno degli immissari del bacino del Fucino. Nel Molise le acque cadono entro lo spartiacque del Volturno che sorge nel comune di Rocchetta a Volturno, nel cui percorso si immettono il Rio Jemmare di Pizzone e il Rio San Pietro di Scapoli. Nel comprensorio del Parco esistono alcuni interessanti laghi naturali come il lago Vivo, stagionale, il lago Pantaniello, riserva statale fra le cime del Monte Godi importante per l'elevata altezza e per le presenze ittiche, e il lago di Scanno, sorto a seguito di una frana nella valle del fiume Sagittario, presso Villalago e ai piedi dell'abitato di Frattura in comune di Scanno. Il suo immissario principale è il Torrente Tasso, alimentato da un sistema di sorgenti minori attorno a Scanno oggi quasi tutte captate per il fabbisogno civico di risorse idriche di alta qualità. Alcuni laghi artificiali sono stati realizzati nel dopoguerra nella Zona di Protezione Esterna: il lago di Cardito nel comune di Vallerotonda, il lago di Grotta Campanaro a Picinisco e il lago della Montagna Spaccata nel territorio di Alfedena, recentemente attrezzati per la ricezione del turismo ecocompatibile.

Fauna
I grandi mammiferi sono stati la causa principale dell'istituzione della riserva. Un tempo tutti gli animali protetti nel territorio del parco erano diffusi lungo l'intero Appennino centromeridionale, costituendo popolazioni geneticamente autonome rispetto alle specie europee, spesso dei veri e propri endemismi, zoologicamente importantissimi ancora non del tutto studiati nella loro identità genetica. Possiamo ammirare: l'orso bruno marsicano, il lupo appenninico, la lince, il camosco d'Abruzzo, il cervo, il capriolo, il gatto selvatico, la martora, la faina, il tasso, la puzzola, la volpe, la lepre, la talpa, il riccio e la donnola. Anche molti uccelli popolano il cielo al di sopra del parco ed in particolare: Picchio di Lilford, picchio nero, falco pellegrino, astore, poiana, gufo reale, allocco e l'aquila reale. Tra i retttili invece si trovano: vipera dell'orsini oltre a quella comune, biacco, orbettino, e biscia dal collare.

Flora
La sua posizione grossomodo centrale nella penisola italiana e i diversi ampliamenti effettuati nel corso degli anni in territori paesaggisticamente vari hanno fatto del parco un prezioso serbatoio di specie floristiche rare ed endemiche, luogo di protezione degli ambienti più tipici e meglio conservati di tutto l'Appennino. Lo spettro biologico della flora del Parco Nazionale d'Abruzzo presenta notevoli affinità con gli studi analoghi risultanti dalle flore dei monti Simbruini, dei monti Alburni e dei monti Picentini. Le flore di dette località sono molto simili per la presenza cospicua di emicriptofite e di terofite, contrariamente a quanto risulta dalle indagini attuate nell'Abruzzo interno, dove le prime risultano più consistenti per numero di specie, mentre si riducono notevolmente le seconde. La lontananza del mare fa sì che le associazioni vegetali siano prevalentemente quelle tipiche dell'area continentale, seppur si ricordano nella Zona di Protezione Esterna leccete relitte sulle colline che si affacciano sull'antico lago Fucino, a Casali d'Aschi nel territorio di Gioia dei Marsi. Altri elementi mediterranei extrazonali lambiscono il territorio del parco per brevi tratti in Val di Comino e a Rocchetta a Volturno. Dai 600 agli 800–1000 m s.l.m. il piano occupato dalle antiche colture, oggi riutilizzate a maggese o a pascolo, era quello del bosco di roverella, diffuso nei fondovalle del parco ricandente negli spartiacque del Giovenco e del Liri e nella pianura un tempo coltivata, a substrato argilloso, ricoperta oggi dall'invaso del Lago di Barrea. I boschi di querce sono ancora abbondanti nel versante delle Mainarde con le interessanti cerrete attorno al bacino artificiale del lago di Cardito dove si segnala la presenza molto meridionale e rarissima per il Lazio di Lomelosia crenata (Cyr.) Greuter & Burdet subsp. crenata, rara in Abruzzo e Molise. Ornielli, aceri, meli selvatici e ciliegio abbondano nella zona di transizione col piano montano, fortemente degradata a causa dell'esposizione intensa al pascolo. Le zone umide in cui la vegetazione è più abbondante e caratteristica sono le rive del fiume Sangro a valle di Pescasseroli. Il corso d'acqua attraversa la piana di Opi dove la maggior parte delle piante spontanee sono relegate nelle golene a Salix appennina Skvortsov, Salix purpurea L. e Populus alba L. Più a valle dove il Sangro raccoglie le acque dello Scerto e del Rio Fondillo la vegetazione ha riconquistato antichi coltivi. Le specie arbustive dominanti sono il Corylus avellana L. e la frequente, ma localizzata, Tilia platyphyllos Scop. Frequente nel substrato acido del sottobosco Dactylorhiza maculata fuchsii (Druce) Soò. Le rive artificiali del lago di Barrea, soggette ai frequenti mutamenti del livello delle acque, non permettono una diversificazione floristica degna di nota. Importanti i pantani delle sorgenti in quota, che ospitano la rara Dactylorhiza incarnata (L.) Soò e il trifoglio fibrino (Menyanthes trifoliata L.). Dagli 800-1000 ai 1800 m s.l.m. L'area montana è nella maggior parte del territorio ormai completamente ricoperta da una densa superficie boschiva per lo più caratterizzata dal faggio, soggetta ad usi civici; le sole secolari faggete tra Pescasseroli e Villavallelonga scampano al periodico taglio del bosco e possono così ospitare una varietà vegetale ed animale altrimenti assente nel così detto bosco coetaneo. Alle stesse altitudini però vi sono i boschi della Camosciara e di Cacciagrande in Val Fondillo, nei comuni di Villetta Barrea e Opi, la cui varietà floristica è la più importante e studiata del parco. Accanto ai faggi, aceri di monte, aceri di Lobelius, sorbi montani, e maggiociondoli, specie molto diffuse anche nel resto dell'area protetta, vive il più celebre endemismo della zona, il Pino nero di Villetta Barrea. La stazione è un relitto dell'epoca glaciale; la specie è anche diffusa sporadicamente oggi attorno al Monte Greco, al Monte Godi e sulle Mainarde, a testimonianza delle antiche pinete oggi soppiantate dagli ampi pascoli e praterie. Questo lembo di territorio è preziosissimo anche per altre presenze tipicamente alpine quali la Scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus L.) e la Corallorhyza trifida Cathel., nonché per le numerose specie delle rupi calcaree aride o stillicidiose come le carnivore Pinguicola e Drosera o l'endemica Aquilegia magellensis Huter, Porta & Rigo. Polygala chamaebuxus L. a San Biagio Saracinisco raggiunge il limite meridionale del suo areale italiano. Poco diffusa la presenza di Taxus baccata L. che si concentra nelle zone più alte e selvagge della faggeta sui Monti della Meta e sui monti tra Pescasseroli e Villavallelonga. Altro importante relitto sono i popolamenti di Betula pendula Roth, presente in due sole stazioni in quota sui Monti della Meta. Nel parco è stato studiato e scoperto il Giaggiolo marsicano (Iris marsica Ricci & Colasante), il più bello e vistoso endemismo dell'Appennino centrale. Oltre i 1800 m s.l.m. Il piano alpino e subalpino è altrettanto interessante. Ospita il pino mugo, raro altrove nell'Italia centromeridionale. A causa dell'isolamento geografico numerose specie alpine relitte in Abruzzo si sono evolute in una serie di interessantissimi endemismi, altre sono ai limiti del loro areale intero o relativo (italiano): Androsace maxima L., Gentiana nivalis L., Campanula tanfanii Poldech, Campanula appennina Poldech, Viola hymettia Boiss & Heldr. e Viola eugeniae Parl., Festuca bosniaca Kumm. & Sendtn., Leontopodium alpinum Cass subsp. nivale (Ten.) Tutin e Aster alpinus L., Nigritella rubra widderi (Teppner & Klein) H.Baumann & R.Lorenz. Molto rari e per lo più frutto di rimboschimenti sono i boschi nel versante peligno del parco, quello ricadente nel comune di Scanno in cui dall'area abitata alle cime montuose continua ininterrottamente la superficie destinata al pascolo e all'allevamento del bestiame. Nonostante le condizioni ambientali sfavorevoli, anche questa zona conserva preziose nicchie di biodiversità: è in queste valli infatti che troviamo l'unica stazione del parco di Paeonia officinalis L. e un'ampia concentrazione di piante aromatiche ed officinali: Hyssopus officinalis L., Gentiana lutea L., Tanacetum parthenium L., Chenopodium bonus-henricus.

Comuni appartenenti al parco
Il Parco interessa 25 comuni distribuiti in tre province: Provincia dell'Aquila (Alfedena, Barrea, Bisegna, Civitella Alfedena, Gioia dei Marsi, Lecce nei Marsi, Opi, Ortona dei Marsi, Pescasseroli, Scanno, Villavallelonga, Villetta Barrea); Provincia di Frosinone (Alvito, Campoli Appennino, Pescosolido, Picinisco, San Biagio Saracinisco, San Donato Val di Comino, Settefrati, Vallerotonda); Provincia di Isernia (Castel San Vincenzo, Filignano, Pizzone, Rocchetta a Volturno, Scapoli).

Attività possibili
- Escursioni organizzate con il parco
- Escursioni a cavallo
- Trekking
- Cicloturismo
- Canoa
- Birdwatching
- Sci di fondo e sci alpino negli impianti sciistici di Pescasseroli e Scanno
- Turismo balneare (Lago di Scanno).


 



 

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