Nella sua veste originaria, il palazzo si mostrava elegante e imponente: strutturato su tre piani, disponeva anche di una torre campanaria e di un orologio che scandiva le ore della giornata. Lo stemma dei Torlonia faceva mostra di sé da ogni finestra e una balconata permetteva di affacciarsi sui giardini della villa comunale con la bella fontana fatta edificare da Anna Maria e Giulio Torlonia nel 1899. Il tutto era sormontato da una superba facciata. Di questo sontuoso edificio non rimangono che fotografie d'epoca. Il terremoto del 1915, infatti, lo rase totalmente al suolo e gli interventi di recupero degli Anni Venti non tennero particolarmente conto del modello d'origine, tanto che fu eliminato un intero piano, al pari della torre campanaria e dell'orologio. Tuttavia, sotto il profilo architettonico, l'edificio attuale conserva delle ragioni di interesse. Nei saloni del primo piano, ad esempio, si possono ammirare le pareti dipinte con raffigurazioni che si ispirano al sacrificio dei pionieri che portarono a termine il prosciugamento del Lago Fucino. Fino al 31 dicembre 2011 Palazzo Torlonia ospitava gli uffici dell'ARSSA (Agenzia Regionale dei Servizi di Sviluppo Agricolo ex Ente Fucino). Dal 1º gennaio 2012 vi sono gli uffici della Regione Abruzzo.
Il parco
Nel parco della villa è possibile ammirare giardini ben curati e alberi secolari di varie specie, che ne fanno un polmone verde per la città. I grandi edifici all'interno del parco, anticamente utilizzati come magazzini e granai, sono oggi sempre più spesso impiegati per mostre e fiere. Nel grande giardino è inoltre esposta una interessante raccolta di mezzi agricoli adoperati a suo tempo dai contadini per arare il terreno e per trebbiare grano e granturco. Si può inoltre visitare un laghetto artificiale recentemente riattivato, oltre il quale, dopo un ponticello, ci si ritrova dinanzi una Immacolata Concezione, scultura in ghisa realizzata da un laboratorio napoletano. Da segnalare, infine, la ghiacciaia del principe Torlonia, costruita alla fine dell'Ottocento.
Il casino di caccia
Il casino di caccia del parco è in legno di larice e castagno, a pianta ottagonale, con tetti spioventi che coprono vestigia assai ben conservate. Un portico, impreziosito da intrecci di rami, è incorniciato da selci bianchi. Realizzato dai falegnami romani della ditta Frosini e Boccaccini (1891), il casino fu acquistato da Alessandro Torlonia per abbellire la sua villa; all'interno egli amava esporre i reperti archeologici emersi durante il prosciugamento del Fucino. Non compromesso dal terremoto del 1915, subì un'azione di restauro nel 1980: l'artista avezzanese Pasquale Di Fabio ne restaurò le pitture della volta e si preoccupò inoltre di ristrutturarlo. Oggi il casino di caccia ospita il Museo della Civiltà Contadina e Pastorale: gli arnesi della fatica e dell'operosità agricola hanno così trovato ospitalità in un ambiente che nella storia è stato appannaggio esclusivo della nobiltà. Alle pareti è possibile osservarre fotografie inedite del Lago Fucino e dei paesi ripuari che vivevano dell'abbondante pescosità delle acque. Vi sono conservate, infine, delle rappresentazioni ottocentesche del viaggiatore inglese Edward Lear che raffigurano a china gli scenari paesaggistici della Marsica.